Il ciclo economico è in flessione ma non si è spezzato
In Global Evolution, ci concentriamo sul debito dei mercati emergenti (EMD). Il nostro approccio è attivo e convinction-based. Investiamo solo dove vediamo del potenziale, spesso, quando la fiducia è alta, prendiamo posizioni significative fuori-benchmark. Siamo pionieri negli investimenti nei mercati di frontiera, dove la nostra esperienza, che si sviluppa dal 2010, è ampia e variegata.
Nonostante i rischi legati alle elezioni americane, vari fattori sostengono un ambiente positivo per i mercati del debito emergente e di frontiera. Riteniamo che il ciclo economico stia rallentando ma non si stia spezzando; non prevediamo una recessione nei prossimi trimestri. Il tasso neutrale, ovvero la soglia di resistenza dell’economia ai tassi di interesse, è aumentato e il mercato del lavoro statunitense rimane resiliente, riducendo la probabilità di una recessione. Tuttavia, l’incertezza macroeconomica rimane elevata poiché i rischi inflazionistici e geopolitici persistono. La nostra analisi degli scenari suggerisce esiti molto divergenti: crediamo quindi che il vero dibattito per il 2025 sarà tra reflazione e recessione, non tra uno scenario “goldilocks” o recessivo. Attualmente, l’inflazione è moderata, permettendo alle banche centrali dei paesi emergenti e sviluppati di avviare cicli di tagli dei tassi. Questa transizione da politiche monetarie restrittive a più accomodanti sta creando condizioni favorevoli per i rendimenti dei bond EM. Nonostante le difficoltà poste da una crescita globale debole al di fuori degli Stati Uniti, queste politiche di allentamento creano un contesto fertile per i rendimenti dei titoli EM, che si prevede supereranno i bond High Yield dei mercati sviluppati. Attualmente, i rendimenti sono particolarmente attraenti, con i bond emergenti in valuta forte (HC) che offrono un rendimento a scadenza (YTM) del 7,7%.
I mercati di frontiera presentano rendimenti ancora più elevati. Sebbene siano spesso percepiti come eccessivamente rischiosi, i dati raccontano una storia diversa: i mercati di frontiera fungono da preziosi diversificatori, offrendo protezione al ribasso in tempi turbolenti senza sacrificare eccessivamente il loro potenziale di rialzo in contesti favorevoli.
Le banche centrali dei Mercati Emergenti sono state proattive
Guardando al lungo termine, il quadro strutturale per gli EM appare incoraggiante. In generale, le fondamenta macro sono solide e il compromesso tra crescita e inflazione sta migliorando. I livelli di debito estero sono recentemente diminuiti, e i saldi delle partite correnti sono tornati in territorio positivo. In effetti, gli EM hanno evitato sempre più di indebitarsi in valute locali per finanziarsi all’estero (vedi Figura 1). Inoltre, il livello di indebitamento è aumentato solo moderatamente al di fuori della Cina. Anche la disciplina delle politiche economiche è migliorata, con le banche centrali che generalmente sono state proattive nel gestire l’inflazione. Ciò è stato in netto contrasto con i mercati sviluppati, dove i saldi fiscali si sono deteriorati significativamente dopo la pandemia. L’approccio proattivo nei mercati emergenti ha permesso all’inflazione di tornare ai livelli pre-pandemici molto più rapidamente (Figura 2). Questa combinazione di rischio macro-finanziario ridotto e di un quadro di crescita-inflazione in miglioramento suggerisce profili rischio-rendimento migliori per le obbligazioni dei mercati emergenti. Queste dinamiche sono particolarmente rilevanti in quanto possono compensare il rallentamento della crescita in Cina.
Figura 1 e 2: La disciplina delle politiche economiche sta gettando le basi per un miglioramento del compromesso crescita/inflazione nei mercati emergenti.