Simon Thorp, CIO UK presso Aperture Investors e gestore della strategia Aperture Credit Opportunities. Cosa rende questa strategia così attraente per gli investitori?
Aperture Credit Opportunities Fund è un portafoglio investito in strumenti del credito, liquidi e globali. La nostra strategia long/short credit, persegue un duplice obiettivo: conferire stabilità al portafoglio mantenendo bassa la correlazione con il mercato del credito e generare alpha, mirando a realizzare un rendimento superiore all’indice SOFR+2% adottando micro strategie core longs and shorts, relative value trades, select credits, primary trading, net carry e investimenti direzionali. A fine marzo 2021 il comparto ha realizzato una performance annuale pari a 9,56% (classe istituzionale in USD) [1] al netto delle commissioni, superando il benchmark di 7,50 punti. Mentre sul versante long, guardiamo ai titoli che crediamo presentino rischi di ribasso limitati e segnali promettenti di rialzo; per le posizioni short identifichiamo titoli su cui, nel breve, potrebbero emergere notizie negative ma che sentiamo non ancora riflesse nei prezzi.
Qual è la situazione attuale nel credito?
Attualmente il credito presenta quotazioni elevate, in prospettiva storica, sia in termini di rendimenti che di spread, per questo vediamo due principali fonti di rischio: 1) se le economie dovessero registrare un rimbalzo troppo vigoroso potremmo assistere ad un esodo di massa dai mercati obbligazionari – con gli investitori preoccupati di un aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse o 2) se le attese di ripresa venissero deluse, crescerebbero le aspettative di default e gli spread si amplierebbero ulteriormente. Alla luce di ciò, riteniamo che volatilità e dispersione degli spread siano destinate a crescere nei prossimi 12-18 mesi generando opportunità molto interessanti per le strategie long-short.
Nel credito vediamo diverse aree in grado di offrire buone opportunità long come titoli high yield con duration breve o titoli di credito favoriti dalle riaperture post-Covid e strumenti equity-linked come convertibili vicine al floor obbligazionario; reorg equity, ecc. Per il lato short del portafoglio, consideriamo invece società fondamentalmente deboli e sopravvalutate, così come società per le quali riteniamo che l’ottimismo degli investitori sia troppo alto in relazione al contesto attuale indotto dal Covid.
Riteniamo che l’esperienza nel settore, la nostra presenza globale ed il nostro approccio d’investimento ibrido (che definiamo quantamental) costituiscano una buona chiave per ottenere successo nel mercato.
Peter Marber, Head of Emerging Markets di Aperture Investor e gestore di Aperture New World Opportunities, un comparto che investe in obbligazioni emergenti sulla base di una strategia che è frutto di una lunghissima esperienza sul mercato. Il comparto è stato lanciato esattamente due anni fa, un bel banco di prova considerando la pandemia. Come si è comportato finora?
Aperture New World Opportunities Fund è stato concepito per offrire rendimenti paragonabili a quelli di un comparto azionario ma con la volatilità di un obbligazionario. E questo è esattamente ciò che ha fatto dal lancio, generando una performance superiore a quella del suo benchmark, l’indice Bloomberg Barclays Emerging Markets USD Aggregate 1-5 Year, di 1,36 punti percentuali per anno. Al netto delle commissioni, il ritorno annuale è stato pari al 12,80% in USD con una volatilità di circa il 4% (classe istituzionale in USD).
Quale strategia adotta il comparto?
Il comparto investe prevalentemente in obbligazioni emesse da società e governi di oltre 75 paesi emergenti, denominate in valuta forte e con duration breve. Si tratta di un universo che ritengo in gran parte qualitativamente ed economicamente superiore rispetto a molti paesi sviluppati, ma che offre premi corretti per il rischio, decisamente più alti. La ragione di questa anomalia sta in quello che io definisco “premio xenofobia”, ossia l’extrarendimento che gli investitori dei paesi sviluppati esigono dalle obbligazioni dei mercati emergenti solo perché percepite – irrazionalmente e senza alcun distinguo – come imprevedibili e intrinsecamente rischiose.
Una volta che la componente core del portafoglio è investita, prendiamo in considerazione qualsiasi strumento liquido o negoziabile presente nell’universo dei mercati emergenti inclusi derivati, azioni, obbligazioni in valuta locale e investimenti long/short, con l’intento di sfruttare appieno queste opportunità per generare alpha e limitare la volatilità nelle diverse condizioni di mercato
Quali prospettive possiamo attenderci per i prossimi mesi?
Dopo due anni, guardiamo avanti con fiducia. Man mano che l’economia globale si riprende dalla crisi Covid, l’ipotesi di un rally degli asset emergenti si fa sempre più concreta, tanto più che questi mercati tendono a rafforzarsi quando il dollaro USA si indebolisce.
Quando puoi adottare posizioni lunghe o corte in 75 paesi, le opportunità da cogliere non mancano mai. I mercati emergenti ospitano la maggior parte della popolazione mondiale e generano la quota prevalente dell’attività economica, quindi il rischio maggiore che vedo al riguardo è quello di non investire in questa regione!
Caratteristiche dei comparti