I fondi tematici non sono rimasti immuni dalla volatilità che ha segnato il 2022. Parliamo dei risultati conseguiti e delle aspettative per il prossimo anno con Giulia Culot, gestore - insieme a Olivier Cassé - del comparto Generali Investments Sicav (GIS) SRI Ageing Population.
I fondi tematici non sono stati immuni dalla forte volatilità del 2022: come possiamo commentare il trend di quest’anno e proiettarci ai prossimi 12 mesi?
Nel corso del 2022 abbiamo registrato rendimenti governativi in ripresa, correzione dei multipli valutativi e mercati azionari in ribasso. Inoltre, la guerra all’inflazione “costi quel che costi” ed il complesso contesto geopolitico intensificano i timori recessivi, con il conseguente rischio di avere una “seconda gamba” ribassista per il mercato azionario.
In tale contesto, anche l’approccio tematico è risultato penalizzato: un fondo tematico cerca dei trend di lungo periodo a supporto della crescita delle aziende esposte a questa tendenza. Di conseguenza, l’impatto sulle valutazioni della ripresa dei rendimenti obbligazionari è stato ancora più importante. Ritengo che ci troviamo ad un punto in cui una buona parte della correzione del “multiplo” sia alle nostre spalle; di conseguenza, l’evoluzione degli utili ritornerà ad essere un criterio fondamentale di selezione. La pertinenza dei fondi tematici dovrebbe a mio avviso tornare protagonista, in quanto la crescita di queste imprese è meno dipendente dal contesto economico “di breve” rispetto alle opportunità relative alla tematica. Tutto ciò mantenendo ovviamente un’attenzione particolare alla selezione d’imprese di qualità, ben gestite e con un solido bilancio.
All’interno degli investimenti tematici, quali prospettive presenta il trend dell’invecchiamento della popolazione?
Le Nazioni Unite hanno proprio recentemente pubblicato l’ultima analisi “World Population Prospects 2022”. Ne emerge che la popolazione mondiale ha raggiunto la soglia di 8 miliardi di persone e, guardando al futuro, crescerà fino a circa 8,5 miliardi nel 2030 e 9,7 miliardi nel 2050. All’interno di questa crescita complessiva, inoltre, la popolazione tenderà sempre di più ad invecchiare: secondo le Nazioni Unite, la quota della popolazione mondiale di età pari o superiore a 65 anni aumenterà dal 10% nel 2022 al 16% nel 2050. A quel punto, il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni in tutto il mondo sarà oltre il doppio del numero di bambini sotto i 5 anni e all'incirca uguale al numero di persone di età inferiore ai 12 anni. È una tendenza consolidata e visibile, che i Governi a livello globale dovranno sempre più gestire, investendo in servizi, soluzioni ed infrastrutture pensati per le fasce senior.
Come approcciare tale megatrend nel vostro comparto?
Questa evoluzione demografica potrebbe essere vista come una minaccia, considerando che la propensione al consumo dei senior è minore e si traduce anche in comportamenti di consumo diversi. Al contrario però, rappresenta un'opportunità per le aziende i cui prodotti o servizi soddisfano questa enorme nuova domanda proveniente dalla popolazione anziana.
A questo proposito, abbiamo definito tre pilastri di investimento: il primo è l’Healthcare, alla luce della forte correlazione tra età ed esigenze mediche; secondariamente, quello legato a Pensioni & Risparmi: il tradizionale schema pensionistico, “pay-as-you-go”, sarà sempre più sotto pressione, incoraggiando le persone a risparmiare prima dell'età pensionabile; infine, il pilastro Consumer, focalizzato sui diversi comportamenti di consumo dei senior.
Quali settori ne sono protagonisti e possono quindi cogliere le collegate opportunità?
Il trend dell’invecchiamento della popolazione ha un impatto su temi come la salute, la previdenza, il cambiamento delle abitudini di consumo, la disponibilità di collaboratori qualificati, il bisogno di riformare le proprie competenze su vite lavorative sempre più lunghe, ed altri ancora.
Prendiamo la previdenza: il numero di persone “attive” a supporto delle persone “dipendenti” é destinato a dimezzarsi nei prossimi decenni. La conseguenza é che le pensioni pubbliche sono inesorabilmente destinate a ridursi in termini di benefici, e che i singoli individui dovranno complementare sempre più con piani d’investimento ed assicurazioni vita in modo da evitare il cosiddetto “rischio di longevità”, ovvero il rischio di sopravvivere ai propri risparmi. Un tema particolarmente importante in un contesto come l’attuale in cui l’inflazione erode i risparmi lasciati in liquidità.
Nel segmento della salute, le aziende private possono contribuire tramite l’innovazione a migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma anche a ridurre i costi per il sistema. Se prendiamo, ad esempio, le recenti innovazioni sui farmaci legati al trattamento dell’obesità, ci attendiamo che avranno un impatto favorevole anche su altri aspetti quali il rischio cardiovascolare, a beneficio tanto dei singoli quanto dei costi del sistema sanitario. Insomma, un tema di lungo, ma le cui conseguenze sono già visibili oggi ed al quale le imprese possono fornire delle risposte tangibili; risposte che, per noi come investitori, si traducono in opportunità d’investimento interessanti.