Benvenuto Anis. Per cominciare, parlaci del fondo che gestisci.
Questo Fondo, come dice il nome stesso, è focalizzato sull’innovazione europea. Si tratta di una strategia lanciata circa un anno fa – sebbene mi occupi di innovazione europea ormai da 15 anni. Molti adottano un approccio verticale all’innovazione, concentrandosi su settori specifici come la robotica o il fintech; in Aperture Investors invece consideriamo l’innovazione nel suo complesso, guardiamo a tutte le società quotate in Europa, a prescindere dal settore in cui operano, alla ricerca di quelle che offrono le opportunità migliori in termini di innovazione.
Partiamo da questi due termini, Europa e innovazione, non capita spesso di sentirli nominare insieme. In genere si pensa alle società europee come a grandi imprese specializzate in prodotti più tradizionali, come automobili, beni di lusso, ecc. Perché credi che gli investitori dovrebbero rivedere questa percezione?
Quando si parla di innovazione, il pensiero va subito all’economia digitale e alle grandissime capitalizzazioni di mercato della Silicon Valley: Facebook, Google, Amazon. Si tratta di aziende molto note, cui è naturale associare il concetto di innovazione. Tuttavia, ci sono società innovative molto interessanti anche qui in Europa. La differenza principale sta nel fatto che l’Europa è un continente specializzato nella produzione manifatturiera. L’innovazione si concretizza quindi principalmente sul piano B2B ossia, in fattori non sempre immediatamente visibili al consumatore finale. Prendiamo Tesla, per esempio. È un marchio importante, di grande successo nel segmento dei veicoli elettrici. Uno degli elementi che rende questa vettura così straordinaria è il possedere oltre 400 chilometri di autonomia. La cosa davvero interessante però è che la tecnologia che rende tutto questo possibile è legata all’Europa e più in particolare ad un semiconduttore, il carburo di silicio. Ebbene, al giorno d’oggi, l’unica società al mondo in grado di garantire una produzione di massa, utilizzabile nell’industria automobilistica, si trova proprio in Europa e si chiama STMicroelectronics.
Lo stesso vale per l’economia digitale, ci sembra che l’Europa non ne stia beneficiando ma non è così. Tutti conosciamo Netflix e usiamo Uber, ebbene, ogni volta che prendiamo un Uber o che paghiamo l’abbonamento a Netflix, utilizziamo le tecnologie di Adyen. Adyen è un’azienda olandese con 40 miliardi di capitalizzazione che si occupa di elaborare i nostri pagamenti, incassando 20 punti base per ogni dollaro speso dal consumatore. In tutti questi casi abbiamo quindi dell’innovazione B2B, poco visibile al consumatore finale ma estremamente interessante.
Cosa cercate e come avviene la costruzione del portafoglio?
L’innovazione ha molte sfaccettature. Se guardiamo agli ultimi 100 anni di innovazione, cominciando dall’elettricità, le automobili o gli aspirapolvere, tutte le innovazioni hanno sempre avuto lo stesso percorso, che segue una curva di adozione ad “S”. In genere, all’inizio la curva cresce molto lentamente, quando solo gli appassionati sono interessati ad adottare quella specifica innovazione, per poi accelerare esponenzialmente verso l’adozione di massa. Cosa cerchiamo quindi? Cerchiamo crescita degli utili associata ad una curva di adozione in accelerazione e cerchiamo valore orientandoci verso società a buon mercato che crediamo possano apprezzarsi proprio grazie all’innovazione. Si tratta quindi, per lo più, di titoli scontati o trascurati perché nessuno sta prestando loro l’attenzione che meritano per varie ragioni: può trattarsi di innovazioni ancora agli albori, o che vengono percepite come alla fine della curva di adozione.
Puoi farci qualche esempio?
Certo, una delle performance migliori che ricordi è stata ottenuta nel settore sanitario da una società franco-tedesca di nome Sartorius Stedim. È un’azienda che sta lavorando alla produzione di farmaci innovativi. I nuovi farmaci non saranno composti da sostanze chimiche e molecole, ma conterranno elementi biologici vivi. Per produrre questo tipo di sostanze serviranno grandi serbatoi, apparecchiature di fermentazione, filtrazione e simili. Sartorius Stedim, la società franco-tedesca di cui parlavo, è leader in questo campo, con una quota di mercato concentrata, alte barriere all’entrata, una curva di adozione che sta accelerando e che ha ricevuto una spinta enorme dal Covid, dato che come sappiamo Moderna sta producendo il vaccino con Lonza, e Lonza utilizzerà serbatoi e sistemi di filtrazione prodotti da Sartorius Stedim.
Allarghiamo un momento lo sguardo all'Europa nel suo complesso. Spesso si dice che manchino i capitali per spingere l'innovazione. Adesso poi, si sono aggiunte tutte le difficoltà legate alla pandemia. Questo scenario ti preoccupa o sei più concentrato sull’individuare le aziende giuste?
Non credo che la carenza di capitali sia qualcosa di particolarmente preoccupante. Abbiamo già accennato al fatto che le società europee non hanno capitalizzazioni da trilioni di dollari e questo si spiega in parte con la carenza di capitali ma non mi preoccupo perché vedo che le cose stanno cambiando. Destinare 750 miliardi di euro al Green Deal significa credere seriamente in una innovazione verde trainata dall’Europa. In più, sentiamo parlare i governi di tecnologia sovrana e indipendenza tecnologica. Quanto alla situazione politica in Europa, ribadisco di essere fortunato a dedicarmi all’innovazione, perchè questa tende a seguire la sua curva di adozione a prescindere da quello che succede. La gente comprerà l’ultimo iPhone che ci sia o non ci sia il Covid, se necessita di gestire una videoconferenze non potrà prescindere dall’usare la tecnologia più aggiornata. Così come nel Regno Unito, l’intero parco auto e i furgoni con motore a combustione interna dovranno essere aggiornati, indipendentemente da cosa succederà con la Brexit.
Chiudiamo provando a guardare avanti di cinque anni. Pensi che il vostro portafoglio sarà molto diverso fra cinque anni oppure ci saranno le stesse società che continuano a crescere?
Direi che sarà completamente diverso. Mi baso solo sulla mia esperienza personale. Se guardiamo a dieci anni fa, Adyen, la società di pagamenti olandese che ho citato prima, non esisteva e il leader nel settore dei pagamenti in Europa era un’azienda francese chiamata Ingenico. Adesso Ingenico fatica a trovare il suo spazio. C’è stato un enorme processo di rinnovo, turnover e consolidamento, le società seguono la curva di adozione e poi imboccano la via del declino. Alcune aziende vincenti devono ancora nascere. Domineranno i mercati nei prossimi cinque anni ma non esistono ancora. Si tratta di opportunità che vanno e vengono, sono dinamiche e per coglierle bisogna seguire attivamente il mercato senza aspettare di osservare l’andamento di un indice o di un benchmark.